Il cantastorie
Il primo giorno di primavera, a Scuola con i nostri Bambini fioriti, ho accompagnato il loro cammino del pomeriggio a salutare gli alberi in fiore col flauto.
Il flauto ha un suono magico. Alto, lieve, a volte impercettibile. E quel giorno si sposava con i fiori! Uscivano note dolci e lente, mentre con leggerezza i bambini mi raccontavano i Fiori e le piante che incontravamo al nostro passaggio.
Chiedevano racconti e storie mentre suonavo, ma non riuscivo a fare due cose insieme. Un peccato, mi sono detta.
Nei giorni a seguire, durante un incontro in studio, una cara persona mi racconta una storia affascinante che aveva sentito raccontare da un Cantastorie. Come, esistono ancora i cantastorie? Esistono, sì, e cantano ancora le gesta degli eroi, delle fate e dei re.
In Italia c’è una Scuola per diventare cantastorie, ma senza niente togliere a questa scuola che senz’altro darà una valida formazione, preferisco sorprendermi ancora di fronte alle possibilità creative che ognuno di noi ha.
Ma chi era il Cantastorie? Il cantastorie era un vero e proprio poeta ambulante. Girava per i villaggi recitando o cantando composizioni poetiche popolari, accompagnandosi con la chitarra, l’organo o un altro strumento musicale. Era l’evoluzione del giullare medievale e il padre di quelli che oggi chiamiamo artisti di strada.
Ma il Cantastorie, nel mio immaginario, resta un vero poeta che ha il dono di guidare chi lo ascolta verso un viaggio profondo in se stesso. Indipendentemente dall’età. Certo i bambini amano sentire raccontare le storie perché cosi si scoprono, si indagano e si proiettano. Ma anche gli adulti, ascoltando storie, comprendono velocemente verità e consapevolezze profonde celate dentro di loro.
I Cantastorie restarono per secoli una presenza familiare nelle strade e nelle piazze di città e villaggi, cantando canzoni originali, rielaborando e diffondendo leggende e miti.
Il repertorio dei cantastorie era costituito dalle “chansons de geste” (canzoni di gesta), i poemi epici francesi medievali: grazie ai cantastorie, leggendari eroi come Carlomagno, Orlando, Rinaldo e Angelica divennero personaggi popolari. I cantastorie ebbero quindi un importante ruolo di mediatori culturali, rendendo accessibile il mondo della letteratura colta alla massa della popolazione, perlopiù analfabeta. In un certo senso, anzi, essi restituivano la grande epica alla tradizione orale da cui era nata. Ma anche vite dei santi e leggende sacre, storie d’amore tragiche e sentimentali e imprese di famosi banditi venivano messe in versi e declamate. Spesso la narrazione era interrotta ad arte nei punti salienti della vicenda, dando luogo a una specie di ‘storia a puntate’ che anticipava i meccanismi delle telenovelas di oggi. Col passare dei secoli, però, i cantastorie andarono perdendo la loro popolarità, anche per l’incapacità di rinnovare il repertorio tradizionale adeguandolo ai tempi. *
Ho fatto buon proposito di riuscire a raccontare le gesta di eroi, santi, fate, gnomi, re e regine mentre suono il flauto per i bambini. Imparando da questi antichi poeti che hanno trasmesso la poesia per secoli. Che ognuno di noi diventi un piccolo Cantastorie per i propri figli e per i figli di questo Mondo perché così, giorno dopo giorno, diventi possibile affermare la Bellezza e la Poesia nella Vita!
* Tratto da Enciclopedia Treccani
